Intervista a Davide Grella

Domande e risposte del Responsabile di Carmagnola Centro

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  • Ciao Davide, puoi dirci cosa fa in pratica un direttore di filiale?

Il ruolo principale di un direttore è il coordinamento e la gestione del lavoro di filiale, declinando le linee guida commerciali ed amministrative date dalla direzione centrale. C’è una parte di budget, ovvero il perseguimento dei risultati proposti, ma fare banca non significa soltanto vendere prodotti finanziari, ad esempio noi abbiamo anche un ruolo importante sull’antiriciclaggio. Questo in generale, poi a livello operativo, soprattutto in una filiale strutturata come può essere la nostra, il direttore di solito è specializzato in qualcosa di particolare, come ad esempio il settore degli impieghi o quello della raccolta degli investimenti. Inoltre è fondamentale, almeno per noi di BCC, è la presenza sul territorio, essere l’interfaccia principale per tutti i nostri clienti.

  • Cosa vuol dire coniugare il dinamismo di una banca moderna con la tradizionale propensione al risparmio del territorio?

Cercare di prendere il meglio di entrambe le cose. La storia di BCC nasce con le Casse Rurali, legate alle piccole comunità. Poi ci siamo sviluppati, e adesso posso dire con tranquillità che possiamo tenere testa a qualsiasi altro competitor bancario a livello di servizi. L’appartenenza al Gruppo Cassa Centrale ci ha dato grande solidità rispetto al mercato, ma noi non dimentichiamo mai chi siamo, le nostre peculiarità e le nostre radici. Oggi siamo una banca moderna che può soddisfare tutte le esigenze dei nostri clienti, ad esempio con il private banking oppure con consulenze strutturate sul mondo dell’assicurazione. Però, rispetto alle grandi banche dove regna l’impersonalità, noi ci mettiamo ancora la faccia, e questo per me è un grandissimo valore aggiunto. Io considero la nostra banca come un’azienda artigiana, ecco, siamo artigiani del credito. Tutti i servizi più moderni, ma con lo stesso spirito che ha fatto nascere questa banca.

  • Domanda obbligatoria: il rapporto personale per voi è importantissimo, come state gestendo la situazione pandemica?

Sicuramente la Pandemia ha cambiato un po’ il nostro modo di fare banca, soprattutto nel discorso interno, mai avremmo pensato di fare smart working o riunioni su Zoom. Però non abbiamo mai chiuso la filiale per i clienti, anche in zona rossa abbiamo continuato a lavorare su appuntamento. Abbiamo cercato di gestire i rapporti interpersonali in completa sicurezza ma continuando comunque a essere presenti per tutti i nostri clienti. Ci siamo concentrati tantissimo sulle esigenze del territorio. Noi seguiamo artigiani, commercianti, piccole medie imprese, tutta gente che è stata colpita duramente a livello economico. Un ristorante chiuso non incassa e va bene, ma può essere che il ristoratore abbia un mutuo a livello privato, oppure una famiglia da mantenere, no? Noi come banca stiamo continuando a supportare tantissimo queste persone, cercando di avere una flessibilità particolare: è anche un discorso puramente morale, il territorio è dove siamo nati e cresciuti, è giusto per noi ripagarlo.

  • Cosa vuol dire essere un tipo di banca così in un contesto dove le banche si associano sempre di più in questi grandi gruppi impersonali?

Anche noi adesso facciamo parte di un gruppo che fa capo a Cassa Centrale, ma la differenza è che noi continuiamo a mantenere le nostre prerogative e a fare banca come l’abbiamo sempre fatta. Il gruppo ci permette di avere una grande solidità e la possibilità di fare determinate operazioni, ma noi come dicevo prima non esisteremmo senza la stretta vicinanza all’artigiano, commerciante e al cliente privato: non saremo mai “impersonali”, non fa parte del nostro DNA.

  • Cosa rappresenta per te Carmagnola?

Io ho iniziato proprio qui, in questa filiale, nel 1998, facendo sportello, poi ho girato un po’ per il Piemonte e nel 2010 sono tornato da direttore. Carmagnola è davvero casa mia e qui sto benissimo: ogni cliente della banca mi chiama per nome, io sono andato di persona a ogni manifestazione organizzata dalle associazioni del territorio (che non vedo l’ora riprendano), perché per me, e per tutta la BCC, è importantissimo. Per noi la banca non è questo organismo burocratico un po’ kafkiano in cui non si capisce bene chi prenda le decisioni, la nostra banca è fatta di persone. È vero che impostare il lavoro in questo modo è un grosso impegno, ma ti ripaga sia a livello commerciale e soprattutto a livello umano.

  • Al di là del lavoro sappiamo che hai un hobby ben preciso…

[Ride] Ho due figli che giocano a pallone e una moglie che lavora, quindi non ho moltissimo tempo libero, ma quando ce l’ho potete essere sicuri di trovarmi in sella a una bicicletta. Mi considero un ciclista amatoriale con la testa e la passione di un professionista! La bici è una valvola di sfogo, non potrei vivere senza quelle tre quattro ore, anche da solo, a scalare il Colle dell’Agnello; lavoro e vita privata a causa della pandemia non sono per niente semplici, ma lì la testa mi si libera e io la lascio andare.

  • Lo fai tutti i giorni?

Magari! [ride] Viene sempre prima il tempo da dedicare alla famiglia, ma quando riesco a ritagliarmi una finestra in settimana parto immediatamente, e qui in filiale quando viene qualche appassionato come me non possiamo fare a meno di scambiarci informazioni sulle salite più belle e faticose, o sulle ultime bici che ci siamo comprati!